Come dimostrato dall’inesausta vivacità della sua fortuna editoriale e dalla predilezione accordatagli da lettori del calibro di Calvino, Manganelli, Bufalino, Anceschi, Raboni e Porta, Toti Scialoja è stato un grande poeta. In questo libro, che rappresenta la prima monografia dedicata alla sua scrittura, si esplora la biblioteca dell’autore – interamente conservata a Roma – attraverso il repertorio parodistico, il rapporto con la filosofia, con alcuni autori contemporanei e con gli interlocutori italiani ed europei dei suoi versi comici. Alessandro Giammei, basandosi su ricerche condotte presso la Fondazione Toti Scialoja, ricostruisce una sorprendente ‘preistoria poetica’ che comprende un esordio segreto e molti testi lirici dispersi mai considerati prima e interroga, anche con l’ausilio di varianti inedite, i poémes en prose di I segni della corda, apprezzati negli anni Cinquanta da Pasolini, Montale e Fortini. Nell’ultimo capitolo, con puntuali riscontri iconografici, si rivelano le fonti e il significato degli animali vestiti nelle illustrazioni dei primi libri e si ragiona sul modello di Grandville, sovvertito con grande sottigliezza nei disegni per nulla ingenui dell’artista-scrittore. Il lavoro è preceduto da un’ampia e originale indagine sul nonsense in Italia, condotta dal tardo Ottocento fino allo sperimentalismo postmoderno.
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Alessandro Giammei (1988) è nato a Roma, dove si è laureato. Perfezionando in letteratura italiana alla Scuola Normale, è stato Visiting Scholar alla New York University. Oltre a vari articoli su poeti del secondo Novecento, ha scritto di Saba e della ricezione visuale di Ariosto nella contemporaneità.
Nell’officina del nonsense di Toti Scialoja. Topi, toponimi, tropi, cronotopi
di Alessandro Giammei
Edizioni del Verri, Milano, 2014.
pp. 246; 21 col, 14 b/n
Con il contributo della Fondazione Toti Scialoja